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Quando in Piemonte c'era il mare...
Escursione paleontologica a carattere culturale divulgativo
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Una nuova iniziativa culturale
In seguito alla conferenza dal titolo "Quando in Piemonte c'era il mare..." (tenuta giovedì 6 maggio 2004 presso la Biblioteca Civica Luigi Carluccio, via Monte Ortigara 95, Torino ), per soddisfare l'interesse che tale argomento ha suscitato, specialmente tra i giovani partecipanti, si è deciso di continuare questo discorso culturale organizzando una escursione a carattere geologico "su terreno".
Domenica 16 maggio 2004, in accordo con la Dott. Susanna Bassi responsabile della Biblioteca Civica L. Carluccio, si è così deciso di accompagnare gli escursionisti tra le colline Astigiane alla ricerca delle testimonianze geologiche della presenza dell'antichissimo mare che ricopriva la nostra regione.
Questa iniziativa, credo unica nel suo genere per la nostra città, ha avuto come obbiettivo anche quello di sensibilizzare i partecipanti nei confronti della protezione dell'ambiente naturale. La conservazione dei siti di interesse paleontologico risulta infatti molto importante in quanto attraverso i fossili in essi rinvenuti, testimonianze irrepetibili di un ambienti scomparsi, si può ricostruire la storia del nostro pianeta.
Alcuni tra i giovani partecipanti all'escursione mi hanno suggerito di riportare su questa pagina il resoconto della giornata con le immagini ed una piccola spiegazione di quanto si è visto per poterlo utilizzare anche a fini scolastici.
L'escursione
Quale meta dell'ecursione ho scelto un affioramento fossilifero pliocenico costituito da una sezione artificiale a scopo estrattivo, ormai abbandonata, posta tra i boschi nei pressi di Gallareto (AT). Tale località mi è stata indicata e suggerita dal sig. Oreste Ceppa, appassionato dell'argomento e originario del luogo, facente parte del pubblico presente durante la proiezione di diapositive.
L'escursione è stata organizzata come una visita guidata ad un museo a cielo aperto in cui i partecipanti hanno potuto vivere direttamente un nuovo tipo esperienza a contatto con al natura.
All'escursione hanno anche partecipato alcuni nuovi soci iscritti alla APMP (Associazione Piemontese Mineralogia e Paleontologia), reduci dal breve corso annuale di paleontologia per neofiti (ved. rispettiva pagina nel presente sito). Ringrazio il dott. Roberto Berra per avermi fornito del materiale fotografico utile a completare questa pagina.
Nei boschi verso il sito: al centro Susanna Bassi, responsabile della della Biblioteca Civica. (Foto R. Berra)
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Gli escursionisti, giunti nei pressi dell'affioramento, posto in cima ad una piccola altura, osservano la successione dei sedimenti cercando di identificare i vari tipi di rocce che affiorano.
(Foto R. Berra)
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Scelta del sito
La scelta è caduta su questo sito, oltre alla sua facile accessibilità, anche perchè l'esposizione degli strati permette di osservare comodamente una piccola porzione di storia dell'antico mare che copriva la nostra regione. Questi sedimenti sono attribuibili al Pliocene Medio e sono databili ad una età assoluta intorno ai 3 milioni di anni.
La sezione artificiale mette in luce gli strati che compongono il corpo della parte sommitale del rilievo. Si precisa che le arnie che compaiono in primo piano sono abbandonate e in disfacimento.
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I sedimenti che affiorano sono composti da una alternanza di sabbie più o meno compatte con dei livelli sabbiosi
arenacei consolidati.
Per comodità di "lettura" della successione dei sedimenti ho suddiviso l'affioramento in quattro livelli principali. A partire dal letto della successione, strato più antico per criterio di sovrapposizione, troviamo:
1- livelli di sabbie con alternanza di strati centimetrici arenacei consolidati: i fossili sono quasi assenti è stato individuato solo un lamellibranco del gen. Pecten.
2- livelli di sabbie fini con concrezioni arenacee: è stato individuato un livello fossilifero con pochi lamellibranchi sparsi del gen. Ostrea e più rari piccoli pettinidi.
3- livelli di sabbie con stratificazione a "laminazione incrociata" tipica di un ambiente di deposizione misto di delta fluviale e littorale: i fossili sono assenti.
4- Al tetto compare un livello sabbioso con una concentrazione eccezionale di fossili rappresentati quasi esclusivamente da lamellibranchi del gen. Ostrea.
Più in alto, dopo un paio di metri di sedimenti sabbiosi, inizia il terreno dove la vegetazione ha attecchito creando una alterazione superficiale dei sedimenti affioranti. In tal modo si è formato il suolo "pedologico" di copertura, corrispondente alla cima del corpo della collina.
Sopra ai livelli che abbiamo osservato nell'escursione in teoria dovrebbero esistere altri strati più recenti in grado di poterci mostrare il seguito della storia geologica del Piemonte.
Però un grande processo erosivo, attuato da parte di antichi corsi d'acqua ed avviatosi quando il mare si ritirò, ha scavato i teneri sedimenti pliocenici marini fino formare le colline dell'astigiano asportando così una gran parte dei sedimenti accumulatisi in milioni da anni.
Le fotografie che seguono descrivono alcune particolarità che caratterizzano dal punto di vista paleontologico i quattro livelli sopra descritti.
Livello 1.
Pettinide allo stato frammentario fotografato sulla superficie di uno strato arenaceo. (Foto R. Berra)
Livello 2 (a dx).
Le ostriche affiorano dalla sabbia fine (siltosa) che entra nelle scarpe: i ragazzi la associano a quella delle attuali spiagge del Mare Adriatico facendo una giusto confronto paleoecologico.
(Foto R. Berra)
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Livello 3.
Questa immagine evidenzia chiaramente una stratificazione "laminare incrociata" caratteristica dei depositi misti composti da sedimenti di delta fluviale e di litorale. Con il termine litorale si identifica un ambiente che parte dalla sabbia della spiaggia e raggiunge come massima profondità quella dove possono vivere le piante marine come la Posidonia. Nel nostro caso i depositi risultano molto vicini alla costa e le laminazioni convesse sono delle "docce" che costituiscono forme di erosione / deposito fluviale.
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Livello 4.
Questo strato si trova al tetto del livello 3 appena sotto la cima della collina. Nella sabbia localmente più o meno cementata, è concentrata una eccezionale quanità di molluschi fossili costituiti quasi esclusivamente da lamellibranchi del gen. Ostrea (le ostriche commestibili, per intenderci).
Nella fotografia si possono notare i gusci fossili disarticolati delle conchiglie. Questo deposito rappresenta ambiente che si trova nei pressi di una spiaggia dove le mareggiate hanno accumulato i gusci dei lamellibranchi ormai privi di vita fino a crearne uno strato.
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Altri ritrovamenti
Una passegiata nei boschi intorno alla collina a scopo esplorativo ha permesso di scoprire un ulteriore affioramento fossilifero.
Una esposizione naturale dei terreni dovuta ad una frana localizzata nel bosco sul lato opposto del rilievo in cui si trova il sito esaminato ha fornito unteriori indicazioni paleontologiche (ved. foto a sx). Dei blocchi di sedimento franati dalla parete infatti ci hanno permesso di individuare e fotografare dei fossili diversi da quelli visti in precedenza.
Questi strati si trovano fisicamente ad una quota di qualche metro più bassa risetto a quelli del sito visitato in precedenza. Tramite una correlazione possono essere collocati al di sotto dei primi e pertanto risultano più antichi. Sulla sx della foto si possono notare gli strati fossiliferi affioranti.
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Un blocco arenaceo franato mostra un insieme di fossili cementati: si distinguono moltissime valve di ostriche.
(Foto R. Berra)
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Su un grande masso adagiato sul sentiero affiora un grosso lamellibranco del gen. Cardium che presenza tracce di demineralizzazione del guscio.
(Foto R. Berra)
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Un altro grande blocco arenaceo ci permette di fotografare delle ostriche di notevoli dimensioni che affiorano dal sedimento consolidato. Le grandi dimensioni di questi lamellibranchi segnala la presenza di una certa abbondanza di materiale trofico a disposizione ed un ambiente congeniale a tali organismi.
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Conclusioni
Da quanto abbiamo osservato nell'escursione, sono chiaramente evidenti le testimonianze della presenza di un antichissimo mare che ricopriva il Piemonte.
Inoltre, anche soltanto attraverso ad un esame paleontologico superficiale, si può già prendere atto di una certa tendenza di variazione ambientale che avrà come epilogo il ritiro delle acque marine. Questi cambiamenti sono testimoniati dalla variazione del tipo di sedimenti e dal loro contenuto in fossili.
Si è infatti potuto riscontrare de visu negli strati più antichi (che si trovano logicamente in basso) la presenza di fossili che vivono in fondali poco profondi vicini alla costa (quali i gen. Pecten e Cardium) mentre nei livelli più recenti possiamo vedere banchi di ostriche spiaggiate e strati di origine deltizia fluviale che si alternano.
Un ambiente simile lo possiamo attualmente trovare nella valle Padana in corrispondenza delta del Po, però con clima più mite rispetto a quello pliocenico.
La classica foto ricordo che immortala i partecipanti all'escursione.
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