Tecnologia preistorica

Cultura della scheggia

Le schegge grezze ricavate dal "taglio" della pietra per essere poi trasformate in strumenti litici, possono essere ottenute con metodologie diverse e presentano una tipologia particolare.



La cultura della scheggia
Questa cultura in verità si potrebbe pensare che sia nata con la pebble culture dove venivano a volte anche utilizzate le schegge scarto del taglio di un ciottolo. La differenza sta nel fatto che tali schegge non erano propriamente l'obiettivo primario dello scheggiatore. Come si è visto nella pagina dedicata alla Cultura del Ciottolo, l'eccezione la si trova forse negli strumenti chiamati hacheraux, dove in effetti la scheggia ottenuta viene usata propriamente per ottenere un attrezzo.
La vera cultura della scheggia nasce in effetti nel Paleolitico medio alla fine della pebble culture ed ha come finalità il distacco di una porzione di materiale di dimensioni prescelte che verrà in seguito (se ritenuto necessario) trasformato in uno strumento definito attraverso un ritocco".
Questo tipo di lavorazione prevede logicamente del materiale grezzo da cui deve essere staccata la scheggia. Tale materiale (che solitamente è selce o ossidiana) viene chiamato col nome generico di nucleo indipendentemente dalla sua morfologia. Il nucleo è solitamente un blocco di materiale che, per essere sfruttato al massimo, di norma viene messo in forma in un modo particolare.


Tipologia di una scheggia
Per favorire la classificazione dei manufatti litici della cultura della scheggia le schegge sono state raggruppate in due tipologie precise: la lama e la punta. La differenza sta nella lunghezza del prodotto: una lama ha dimensioni maggiori di due volte quella di una punta. Tale suddivisione non indica una categoria sistematica tipica di certi attrezzi, ma serve per dei calcoli statistici e per comprendere quale tipologia ricorre o è prefarenziale in una data cultura.




Tipologia delle schegge
In questa tavola sono rappresentate le due tipologie della scheggia: la lama e la punta con le dimensioni che le contaddistinguono.



Morfologia di una scheggia
Una scheggia staccata da un nuceo in modo intenzionale presenta un aspetto particolare. Il colpo inferto dal percussore>, come già descritto nella pagina della Lavorazione della pietra, deve essere indirizzato sul bordo del nuceo, solo in tal modo è possibile ottenere una "buona" scheggia. Per comprendere se è stata "staccata" con intenzione basta un esame visivo, tutto sommato empirico, ma che permette di valutarne inequivocabilmente l'intenzionalità attraverso la verifica di alcuni semplici parametri.
Quando con un percussore si stacca una scheggia questa assume un morfologia tipica e nella sua parte interna al nuceo compaiono delle "tracce" particolari della lavorazione intenzionale che sono: il bulbo di percussione, il tallone, le scaglie secondarie e delle ondulazioni tipiche.




Morfologia di una scheggia
Nella fotografia compare una scheggia staccata intenzionalmente e lo schizzo evidenzia la tipica morfologia caratteristica che la pietra percossa assume.




Tracce della lavorazione intenzionale
Foto di una scheggia staccata intenzionalmente in cui vengono indicate le particolarità delle "tracce" della lavorazione intenzionale



Morfologia del nucleo
Per staccare una scheggia da un nuceo occorre conoscere quelle nozioni che i nostri antenati ben conoscevano, anche se non avevano le capacità si illustrare tecnicamente e con esattezza le varie operazione che eseguivano. Innanzitutto il nuceo, per poter garantire il distacco regolare ed ottimale delle schegge, deve teoricamente avere una forma cilindrica e presentare un piano di percussione su cui agire col percussore.
Come già accennato nella pagina dedicata alla Cultura del Ciottolo, il percussore deve sferrare il colpo sul bordo del nucleo con precisione (impatto puntiforme), allora la scheggia si staccherà con un certo angolo di distacco assumento il suo aspetto morfologico tipico sopra descritto.
Classicamente e solitamente un nuceo viene ricavato da un ciottolo o un arnione di selce o ossidiana, di forma allungata, a cui è stata fatta saltare una estremità con un forte colpo inferto da un grosso percussore.




Preparazione di un nucleo di ossidiana
Ciottolo di ossidiana di forma allungata, a cui è stata fatta saltare una estremità con un forte colpo inferto da un grosso percussore per formare un nuceo.


Lavorazione del nucleo
llustrazione teorica in cui è possibile visionare il piano di percussione, l'angolo di distacco della sheggia, compare anche il cortice un elemento tipico di un nodulo di selce.


I nucei sono importantissimi perchè rivelano la tecnologia di lavorazione e testimoniano la presenza di una determinata cultura. Purtroppo raramente si trovano degli esemplari non sfruttati, infatti quelli che comunemente vengono alla luce negli atellier della scheggiuatura (termine "classico" francese per indicare della zone adibite al "taglio" della selce) di norma sono quasi completamente usati. Questo significa sono stati abbandonati in quanto non era più possibile staccare altre schegge.





Tipologia dei principali nuclei
Questa tavola illustra alcuni classici nucei già sfruttati (i reperti non sono in scala tra loro) che in sintesi riassumono le tipologie più ricorrenti in ordine di comparsa durante l'"età della pietra".




Il nucleo tipo levallois
Menzione speciale occorre fare per questa tipologia di nucleo. Il nome deriva dal sito di Levallois-Perret, nella Hauts-de-Seine, non lontano da Parigi. Fu riconosciuta e descritta da Victor Commont tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, il famoso antropologo farncese Henri Breuil fu il primo a usare il termine levalloisiano. Si tratta di un metodo di scheggiatura utilizzato soprattutto durante il Paleolitico medio.
Si tratta del primo tipo di nucleo a comparire nella storia della tecnologia dell'età della pietra. Tale tecnica rappresenta un deciso progresso rispetto alla precedente scheggiatura del ciottolo della pebble culture in quanto implica una preparazione specifica del nucleo litico che andrà poi colpito con un l'apposito percussore. I primi ritrovamenti risalgono al Paleolitico inferiore e l'utilizzo si diffuse soprattutto con le industrie musteriane del Paleolitico medio e rimase in uso anche in Africa e nel Medio Oriente, fino ad oltre il Paleolitico superiore.
Il nucleo tipo levallois è classicamente associato alla cultura Musteriana tipica dell'uomo di Neandertal.


La scheggiatura levallois
Questo tipo di scheggiatura implica una preparazione particolare e molto complessa del nucleo per ottenre alla fine uno scarso risultato: iI numero di schegga che si possono otterere da questa tipo di nucleo e infatti molto limitata, infatti si tratta di due o tre soltanto. Il blocco iniziale di pietra (di solito un ciottolo o arnione di selce leggermente appiattito) è scheggiato in modo da ottenere una forma dall'aspetto di un guscio di tartaruga (come viene descritto in gergo dagli sperimentatori). Il colpo viene inferto col percussore sul bordo del guscio di tartaruga in modo da staccare le schegge in corrispondenza della parte convessa. A questo punto viene, se possibile, nuovamente riutilizzato rimettendolo "in forma" con ulteriori ritocchi se necessario.
Dal nucleo tipo levallois si possono ottenede solo due tipologie di distacchi: la scheggia levallois e la punta levallois che verranno poi ritoccate secondo necessità.




Nucleo tipo levallois
Vista forntale e laterale del reperto. La forna a guscio di tartaruga non è più evidente in quanto la scheggia che è stata staccata corrispondeva in parte della parte convessa. (Paleolitico della Francia).




Scheggia levallois
Da un nuceo tipo levallois viena staccata un grossa scheggia. Il colpo è stato sferrato sulla porzione in alto del nuceo con il ciottolo che si vded. Si può notare la tipica leggera convessità della scheggia.




Nucleo e schegge levallois
Da un nuceo tipo levallois vengono staccate due schegge. A sinistra compare il refitting (cioè il rimontaggio del nuceo e le schegge staccate). Segue il nuceo sfruttato e le due sche'gge staccate.




Nucleo e punta levallois
La tecnica levallois prevede anche un particolare nucleo detto "da punte", espressamente messo in forma per staccare una sola punta (foto sa destra). Nella foto si può osservare che la classica forma a guscio di tartaruga in questo caso non è più presente anche se il principio della tecnologia in effetti risulta lo stesso (Paleolitico della Francia).



Il nucleo prismatico
È il nuceo "classico" che, da nuovo (cioè un ancora scheggiato), ha forma quasi cilindrica e, quando viene completametre sfruttato, assume un forma più o meno conica. Man mano che la sua lavorazione prosegue, e sono state staccade varie schegge, assume un aspetto particolare. Si notano infatti i "testimoni" dell'asportazione delle schegge che forniscono al nucleo un particolare aspetto a forma di prisma, pertanto viene chiamato prismatico.
Questo tipo di nucleo, se ben lavorato, consente di staccare numerose schegge ed è quindi una soluzione ottimale per ottenere numerosi strumenti litici sfrutatndo al massimo il materiale a disposizione, pertanto è stato adottato da numerose culture. Si pensa che questa tipologia di lavorazione sia stata "inventata" in luoghi e tempi diversi da varie culture ed è sopravvissuto anche fino al periodo Neolitico ed oltre.




Nuclei di tipo prismatico
Due esempi di nuclei prismatici del Neolitico. L'esemplare a destra è un nucleo a lamelle. Questa terminologia specifica che è di piccole dimensioni e serve per ottenere piccole lame, elementi da montare per esempio su di un falcetto.




Riduzione di un nucleo
In questo esperimento un nuceo di selce di tipo prismatico da lame è stato sfruttato afondo per verificare il numero di lame ottenibile tramite scheggiatura diretta con percussore in corno di cervo. Si nota che si sono potute ottenere 8 schegge ed è ancora possibile proseguire la lavorazione per ricavare delle "lamelle".



Il nucleo tipo livre de beurre
La regione francese del Grand-Pressigny è ricca di selce del Turoniano (Cretaceo med.) di altissima qualità che si rinviene sotto forma di grandi lastre. Questo materiale litico fu sfruttato per tutta la Preistoria, ma particolarmente alla fine del Neolitico. I siti archeologici sono numerosi nella zona e il paese di Grand-Pressigny ha dato il suo nome in particolare all'industria Pressignienne.
Questa tecnica di sheggiatura è particolare, infatti, pur risalendo alla fine del Neolitico, sfrutta l'antico metodo del tipo Levallois con nuclei con foggia detta livre de beurre per analogia con "panetti di burro" che si commerciavano il Franca nel XIX secolo che presentavano quella forma e che corrispondevano appunto al peso di una libbra. Il taglio di questi livre de beurre per percussione indiretta produceva grandi lame che potevano raggiungere quasi i 40 cm di lunghezza. In seguito alla loro lavorazione conclusiva per ritocco il prodotto finale era quello di splendidi coltelli che, in effetti molto fragili, erano brobabilmente solo uno status symbol. Attualmente solo pochissime persone riescono a produrre oggetti simili


Nucleo tipo livre de beurre con le lame prodotte
Reperti del Neolitico rinvenuti nei siti nei pressi del Grand Pressigny. Anche solo osservando superficialmete questi oggetti, ci si rende conto della splendida lavorazione che gli uomini del Neoltico erano in grado di realizzare con la selce. Le immagini sono tratte dal sito del Musée Départemental de la Préhistoire du Grand Pressigny (Grand-Pressigny, dipartimento dell'Indre e Loira).




Nucleo tipo livre de beurre
Le tre viste di un nucleo tipo livre de beurre. Sulla parte superiore frontale si può vedere la "cicatrice" testimone del distacco di un grande lama, i reperto è lunco circa 20 cm.